Il 10 maggio di quest’anno non è stata una giornata particolare: non c’erano ricorrenze storiche e non valeva la pena neanche che suonasse la banda Città di Cremona o si celebrassero cerimonie con le autorità civili e militari. Che cos’è accaduto allora? Negli uffici del settore Lavori pubblici e Mobilità urbana il dirigente Marco Pagliarini ha firmato la determina con la quale il Comune affida alla ditta Arvedi commercio prodotti siderurgici spa la fornitura e la posa di lastre in ferro sulla terrazza Lungo Po.
Il preventivo è stato ritenuto congruo, in tutto la spesa è di 7.076 euro per compiere un intervento ritenuto “necessario”.
Con quelle lastre sarà realizzato e messo in sicurezza infatti un percorso pedonale sul tratto di Lungo Po Europa che si affaccia sul fiume, prospiciente il Piazzale marinai d’Italia.
La quotidianità incontra quindi la necessità, il gruppo industriale garantisce la sicurezza, il fiume si rende più godibile dai pedoni che passeggeranno tranquilli sulla nota terrazza, ma l’acquisto comunale è giustificato anche da un obiettivo più generale, “migliorare il decoro urbano in zone diverse della città”, e quindi riparare la terrazza Lungo Po, anche perché su quel percorso si svolgeranno alcune manifestazioni. La determinazione non si sarebbe mai effettuata senza alcuni presupposti: che la città esiste, che il fiume Po c’è ancora e continua a scorrere in un contesto di decoro, che il Comune amministra quale ente pubblico locale. Il tutto sostenuto dalle lastre di Arvedi, il vero fondamento, il Grund ontico-ontologico.
Poiché però “poeticamente abita l’uomo”, l’anonimo viatore è tentato da una domanda: “Che cosa sta dicendo il fiume, ammesso che lo si sappia ascoltare?”