
Hanno dato per scontato l’antifascismo mentre i fascisti si moltiplicavano, hanno smontato i partiti di sinistra per combattere i “vecchi schemi”, hanno creduto che il senso comune – l’idem sentire – fosse immutabile dal dopoguerra in poi. Difendere la Costituzione, peraltro ampiamente disattesa, non è servito e non basterà mai. Walter Veltroni ha delle gravi responsabilità politiche ormai storiche, ma non è il solo, vista la facilità con cui il Pd ha creduto di esprimere valori democratici che si stavano volatilizzando perché si stava volatilizzando e trasformando il loro fondamento, cioè la morale comune, la morale popolare (come si chiamava un tempo). L’incubo del fascismo è una possibilità storica, non perché qualcuno stia coltivando progetti dittatoriali, ma perché le idee democratiche sono state indebolite da un grave svuotamento culturale e da un dilagante disimpegno, indotto dalle scelte politiche della sinistra moderata.
Il fascismo si diffonde con facilità anche perché si fonda sull’evidente presupposto di un’identità comune da affermare e difendere, e in un mondo in cui si crede che ogni idea politica sia un’opinione da esprimere liberamente e che le ideologie siano tutte morte il fascismo si concretizza in modo spontaneo. L’estrema destra non è un delirio di alcuni personaggi insensati e nostalgici: si regge su programmi sociali e su attività organizzate, si radica nella xenofobia, nel machismo, nell’omofobia, nella demonizzazione delle istituzioni economiche, nell’ostilità verso la complessità del sistema parlamentare e ovviamente nel nazionalismo. C’è un sistema di valori (negativi, certo, ma attivi) che si compenetrano nel fascismo contemporaneo e si alimentano a vicenda. Proibire per legge non è sufficiente: è una risposta tardiva e inutile, dal momento che le forme della democrazia sono state cedute in appalto al mercato.